Alix, dal Congo a Verona a ritmo di musica

Posted on 22 Nov 2011


Alix Ndembi è nato l’8 maggio 1981 a Loubomo (oggi Dolisie), una cittadina del Congo-Brazzaville. Studia Informatica Multimediale all’Università degli Studi di Verona, città in cui vive da sette anni.

Ci siamo conosciuti nel 2009 al I Forum europeo degli studenti africani in Europa, organizzato a Senigallia. Un appuntamento importante che per tre giorni ha riunito varie associazioni studentesche africane provenienti da Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Scozia, Belgio, Austria, Olanda e Cipro. Un appuntamento durante il quale la cosiddetta nuova emigrazione specializzata si è potuta confrontare: si è parlato del ruolo di questi giovani, sia all’estero che nel paese di origine, della possibilità di un ritorno volontario, di quanto questo ritorno possa contribuire alla crescita (non solo economica) dei loro paesi.

Alix, per ora, ha scelto l’Italia come casa. Vediamo cosa ci racconta.


Alix, da quanti anni vivi in Italia e come mai hai scelto proprio il nostro paese e la città di Verona?

A Pointe Noire, città dove sono cresciuto, c’era un tizio che aveva vissuto in Italia nel passato e che aveva deciso di aprire un nuovo centro dove si poteva imparare la lingua italiana; a quell’epoca gran parte degli studenti sceglievano la Francia o l’Inghilterra. In seguito sono andato a Brazzaville,  all’ambasciata d’Italia in Congo per fare i colloqui di lingua. Dopo aver passato i vari test, ho fatto la richiesta della preiscrizione all’università di Verona. Si può dire che la scelta di venire a studiare a Verona, sette anni fa, è stata casuale: non conoscevo praticamente nulla della città scaligera, se non il nome di una delle sue squadre, il Chievo Verona, che a quell’epoca giocava in serie A. Potevo scegliere tra Torino, Milano, e Verona. Fortunatamente il destino mi ha spinto a preferire la terza.  

Quali sono i tuoi primi ricordi in Italia? Come è andata all’inizio?

Una volta arrivato, una delle cose che mi ha colpito  di più è il fatto che nelle piazze e nelle strade vedevo tante persone ma sentivo poco rumore, e mi chiedevo : “Ma questa gente non parla?”. Tutto molto diverso se paragonato ai  luoghi affollati del Congo, come il mercato. L’inizio è stato abbastanza difficile su tutti i piani. La scoperta di un’altra realtà, il clima nuovo, le difficoltà nel seguire le lezioni in italiano. Trovare casa è stato complicato:  non ero idoneo per avere un alloggio universitario. E quando sono andato all’Esu, l’azienda regionale che si occupa degli alloggi universitari, per chiedere il perché non figuravo nella lista degli idonei, l’unica risposta che ho ricevuto dalla responsabile è stata: “Chiedi a chi ti ha aiutato a venire in Italia di darti un posto letto”. È stato un vero choc, un trauma. Poi sono andato da un altro responsabile che mi ha dato un elenco dei collegi gestiti dai sacerdoti che offrivano dei posti letto. E con l’aiuto di un amico presentatomi da un mio vecchio compagno di liceo, che frequentava la mia stessa università e viveva a Vicenza, sono riuscito a trovare un posto letto al Collegio dei Padri Filippini di Verona. Poi con il tempo, le cose hanno iniziato ad andare bene…

Su Afriradio, la prima radio sul web interamente dedicata all’Africa, conduci due trasmissioni: Planète Afrique e NsakaSport. Di cosa si tratta e come è nata l’idea?

Il primo è un programma di intrattenimento, il suo nome deriva dalla mia grande passione per un giornale africano che si chiama Planète Jeune e che leggevo con i miei compagni di scuola quando ero ancora in Congo. Parlo di cultura, musica, cinema e spettacoli  sul continente africano e sulla sua diaspora, va in onda in diretta alle 15 da lunedì a venerdì. Ogni giorno cerco sempre di raccontare il meglio del continente attraverso i personaggi che hanno fatto la sua storia e di quelli che la stanno facendo in questo momento, facendoli scoprire al pubblico. Parlo anche di fatti importanti che si svolgono sia in Africa che qua in Europa, ma che abbiano un legame con il continente. NsakaSport, invece, viene dall’unione di due parole: Nsaka, che vuole dire gioco in kikongo, una delle lingue del Congo, e sport. È  un programma sportivo settimanale che va in onda ogni lunedì alle 12. Parlo dell’attualità sportiva del continente e della diaspora insieme ad un ospite, che può essere uno sportivo o un esperto di sport.

Afriradio è la radio che dà voce direttamente all’Africa, proponendo un’immagine positiva oltre gli stereotipi. Quale è invece la tua immagine di Africa? Che messaggio vuoi trasmetterci ogni giorno?

Affrontare la grande sfida e parlare dell’Africa può sembrare una questione abbastanza delicata, perché è un continente che conta più di 50 paesi che non hanno la stessa cultura. La mia Africa è un punto di riferimento importante per la mia vita, perché al di là delle ricchezze del suo sottosuolo, è un luogo dove si ritrovano proprio la gioia di vivere e la speranza malgrado le difficoltà che affrontano migliaia di africani ogni giorno.

E la tua terra, il Congo, come la descriveresti?

Il Congo è sempre stato il posto dove il mio cuore trova il suo posto naturale. Un paese che ha circa 3 milioni di abitanti con una superficie più grande dell’Italia, ma è ancora in via di sviluppo. Per me è molto accogliente e affascinante. È lì che ho trascorso tutta la mia infanzia, dove sentivo l’acqua della pioggia che cadeva sul tetto, dove ammiravo le mamme che andavano ogni mattina nelle sorgenti a prendere l’acqua, dove si andava a fare qualche battute di caccia o di pesca e sentivo i racconti dei vecchi la sera nei villaggi attorno al fuoco. Abbiamo due lingue nazionali, il kikongo e il lingala, e soprattutto quest’ultima, che abbiamo in comune con il Congo-Kinshasa, ci fa avvicinare ancora di più. Ritrovare amici, parenti e conoscenti è sempre stato un momento speciale nella mia vita.

Tra i giovani di Verona sei conosciuto come dj Alix, l’organizzatore e animatore di numerose feste. Qual è il rapporto tra la città e le numerose comunità africane? Quali sono i paesi maggiormente presenti?

Si è vero, oltre al programma in radio faccio anche il dj in alcuni locali di Verona, in collaborazione con l’ASAV (Associazione degli studenti africani di Verona). Il nostro scopo è quello di promuovere la musica africana e i suoi balli, ma soprattutto il calore e la grinta africana visto che abbiamo la musica nel sangue. La cosa carina è il modo in cui la città ha accolto questi eventi, conosciuti con il nome di “Afroparty“. Gran parte delle serate si svolgono nei pub e nei locali frequentati da studenti e posso dire che ci fanno sempre i complimenti dicendo che abbiamo portato un po’ di vita a Verona. All’inizio venivano per la maggior parte studenti italiani e si intuiva che si trattava di una festa africana solo dalla musica ma, con il passare del tempo, tante altre comunità si sono interessate ed è diventato proprio il momento dei grandi incontri. All’inizio venivano di più i camerunensi, visto che si tratta della comunità più numerosa a livello degli studenti, ma ora diciamo che c’è una bella presenza di togolesi e congolesi, ivoriani, ruandesi, marocchini… Quindi si può dire che abbiamo raggiunto un buon livello di coinvolgimento per ciò che riguarda le comunità africane.

Hai mai pensato al tuo futuro? Dove lo vedi?

Il futuro lo vedo abbastanza scuro e preoccupante come molti dei ragazzi italiani. E’ vero che il sogno sarebbe andare a lavorare in Congo, ma come si sa nella vita a volte alcune situazioni o condizioni ti spingono a fare altre scelte, ma rimango fiducioso. Di sicuro questa esperienza alla radio e i rapporti umani che sto coltivando mi serviranno molto come bagaglio per realizzare anche qualcosa di importante…

MARISA FOIS, CSAS – Centro di Studi Africani in Sardegna