Brevi d’AFFRICA. Notizie dal continente africano

Posted on 30 Giu 2015


AfricaSousse: ancora sangue e preoccupazione per il futuro. Lo scorso 26 giugno, la Tunisia è stata teatro di un altro attacco terroristico dopo quello al Museo del Bardo nel mese di marzo. Ancora una volta, ad essere colpita è una località turistica, in questo caso la spiaggia di Sousse. In questa riflessione “a caldo”, Clara Capelli, un’italiana a Tunisi, mette nero su bianco la crescente preoccupazione per la sicurezza, il timore di un nuovo crollo dell’industria del turismo, e la consapevolezza che molte delle sfaccettature della realtà tunisina – la vita culturale, l’associazionismo, le discoteche, la ricerca di lavoro – si perdono nella narrativa dominante del post-attentato [qcodemag].

Egitto: assassinato il procuratore generale Barakat. Lunedì 29 maggio al Cairo un’autobomba è esplosa al passaggio dell’auto dove viaggiava il procuratore generale egiziano Hisham Barakat. Il magistrato è morto in ospedale a causa delle ferite riportate, mentre almeno nove persone, tra cui due agenti della scorta, sono rimaste ferite. L’attentato è stato successivamente rivendicato da una cellula islamista. Barakat aveva avuto un ruolo di primo piano nei processi intentati contro i Fratelli Musulmani negli ultimi due anni, sin dalla destituzione di Mohammed Morsi nel giugno 2013. [La Stampa]

Il Burundi al voto, ma senza gli osservatori internazionali. Lunedì 29 giugno si è votato per le elezioni presidenziali in Burundi, nonostante il boicottaggio da parte delle forze di opposizione. Domenica, l’Unione Africana ha annunciato di aver ritirato i propri osservatori internazionali, in quanto le elezioni non avrebbero potuto essere né libere né giuste. Anche l’Unione Europea e la Chiesa Cattolica avevano in precedenza deciso di non inviare osservatori, per le stesse ragioni. Il periodo precedente alle elezioni è stato caratterizzato da scontri e violenze (e un tentativo di golpe), mentre i donatori internazionali stanno considerando sanzioni e tagli agli aiuti [Reuters]. Nel frattempo, continua ad aumentare il numero di persone che fuggono dal Burundi e cercano protezione nei paesi limitrofi [UNHCR].

Liberia: confermato un nuovo caso di Ebola. L’annuncio del ritorno del virus arriva esattamente un mese e 20 giorni dopo che il paese era stato dichiarato “libero” da Ebola, non avendo più riportato casi di contagio da fine marzo. La vittima, 17 anni, ha avuto i primi sintomi il 21 giugno ed è deceduta il 24 in un villaggio nella contea di Margibi. I test di laboratorio, eseguiti dopo il decesso, hanno confermato che si trattava proprio di Ebola. I funerali si sono svolti in maniera tale da minimizzare il rischio di contagio, e 27 persone che potrebbero aver contratto la malattia sono state poste sotto controllo. Non è ancora chiaro come sia avvenuto il contagio, dato che non si erano più registrati casi nel paese, e che al momento è stata esclusa la possibilità che il virus sia stato portato da persone provenienti dalla Guinea o dalla Sierra Leone (dove i casi continuano ad aumentare) [Front Page Africa].

La polizia angolana arresta attivisti dell’opposizione. Almeno 13 attivisti – ma secondo il Movimento Rivoluzionario dell’Angola sarebbero in realtà 20 – sono stati arrestati lo scorso 22 giugno a Luanda, con l’accusa di aver pianificato azioni miranti a destabilizzare l’ordine pubblico. Tra gli arrestati anche il rapper Luaty Beirao e Manuel Nito Alves, già incarcerato per alcuni mesi nel 2013 per aver stampato delle magliette contro il presidente José Eduardo dos Santos, che governa il paese da ben 35 anni. [Nigrizia]

Mozambico: l’omosessualità e l’aborto diventano legali. In Mozambico, paese che ha di recente festeggiato il 40° anniversario della sua indipendenza dal Portogallo [Q Code Mag] è entrato in vigore un nuovo codice penale che ha depenalizzato l’omosessualità e l’aborto. Sulla carta, la vecchia normativa risalente al periodo coloniale prevedeva sino a tre anni ai lavori forzati per gli omosessuali. Tuttavia, nessuna condanna era mai stata eseguita dalla fine del dominio coloniale ad oggi.  [Fonte: Internazionale]

Botswana: più scuola, meno HIV. Sono molto incoraggianti i risultati di una ricerca realizzata in Botswana (dove oltre un quinto delle persone in età fertile è sieropositiva) e pubblicata sulla rivista scientifica “The Lancet Global Health”. L’allungamento della durata della scuola superiore, approvato nel 1996, è infatti correlato con un minore tasso di infezioni da HIV. Circa il 17% delle persone che hanno seguito il percorso scolastico “lungo” ha contratto l’HIV nel decennio successivo alla fine degli studi, contro il 25% di coloro che hanno frequentato il ciclo “breve”. Il calo delle infezioni è particolarmente significativo tra le persone di sesso femminile. L’ipotesi principale è che, con l’istruzione, aumenti anche la consapevolezza di come proteggersi. [Fonte: Agence France Press / ReliefWeb]

Una donna zambiana a capo dell’agricoltura mondiale. Si chiama Evelyn Nguleka, è una agricoltrice 45enne laureata in veterinaria presso l’Università di Lusaka (Zambia), e il 25 giugno è stata eletta presidente dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori (World Farmers’ Organization, WFO). Nel suo discorso di insediamento, Nguleka ha ricordato che le donne contribuiscono a più del 60% della produzione mondiale di cibo, e che sono figure cardine del settore agricolo, in particolare in Africa e in Asia. Prima di questo incarico, Nguleka era già stata presidente della Zambia National Farmers’ Union (ZNFU), l’organizzazione degli agricoltori dello Zambia. [Agricolae.EU]

Cresce il business delle scuole private in Africa. Sempre più famiglie africane possono permettersi di mandare i propri figli alle scuole private, spendendo cifre comprese tra i 2.000 e i 16.000 dollari all’anno. Una delle motivazioni principali per questa scelta è la volontà di garantire la migliore istruzione possibile ai propri bambini, cosa che non è sempre possibile in scuole pubbliche affollate e poco attrezzate. Di conseguenza, il mercato delle scuole private sta attraversando una fase di rapidissima crescita. [Reuters]

Facebook apre il suo primo ufficio in Africa. Il gigante dei social network ha aperto una filiale a Johannesburg, con l’obiettivo di offrire un servizio più adatto alle esigenze specifiche del mercato africano, che è in forte crescita. Solo nell’ultimo anno, il numero di utenti attivi di Facebook in Africa è cresciuto del 20%, passando da 100 a 120 milioni. E’ interessante sapere che la maggior parte di queste persone, oltre l’80%, accede al popolare social network tramite dispositivi mobili. Il nuovo ufficio cercherà di sviluppare delle soluzioni per mettere in contatto aziende e potenziali consumatori. [CAJNews]

Questa edizione di Brevi d’AFFRICA è stata curata da Annalisa Addis