Diario di una Rivoluzione 3 – Il popolo non si arrende

Posted on 11 Feb 2011


 

Foto di Lucia Veronica Gustato

 1 FEBBRAIO 2011    

Chiamare quella di oggi  “la manifestazione del milione” sarebbe minimizzare ciò che è in realtà …la piazza si apre ai nostri sguardi straripante di gente!! I carri armati hanno dovuto indietreggiare per fare spazio alla folla che si riversa nelle strade, festosa e urlante. Camminare è praticamente impossibile, ma ci basta arrivare in qualsiasi punto per comprendere la forza che questo popolo ha ritrovato.    

La gente ha formato cordoni ad ogni entrata alla piazza, controlla i documenti e perquisisce le persone per evitare l’ingresso di armi. Altri gruppi portano cibo e acqua ai manifestanti. È tutto così ben organizzato che quasi non ci si crede.    

E casa nostra oggi è ancora la base dei rivoluzionari, si riempie di gente che va e viene ad ondate, bambini piccoli compresi!    

A fine giornata un altro discorso di Mubarak, che lascia i più con l’amaro in bocca. Ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni, e che si lavorerà per un nuovo governo e una nuova costituzione. Ma niente riguardo al suo ritiro, e le grida in piazza diventano più forti. Probabilmente per molti questo basta, ma non per la maggior parte dei manifestanti, che passerà un’altra notte in piazza e non vuole arrendersi, proprio ora che ha capito di avere la forza per ottenere ciò che vuole.    

Finalmente internet ha ripreso a funzionare. Riprendiamo contatto con il mondo!    

 2 FEBBRAIO 2011    

Oggi è stata un’altra giornata interminabile, perché la cosa peggiore in questa situazione è trovarsi chiusi in casa, e doverci restare. Dopo una settimana di manifestazioni pacifiche, interrotte solo dalla violenza della polizia in divisa e in borghese, la piazza oggi è stata invasa dal caos degli scontri tra i dimostranti anti e pro Mubarak. Questi ultimi, organizzati in gruppi numerosi, hanno fatto il possibile e l’impossibile per rovinare l’atmosfera che il popolo aveva creato, e per diffondere tensione e paura. Lanci di pietre e di molotov si sono susseguiti per tutto il pomeriggio, e l’unica cosa che ci restava da fare era sperare che i nostri amici provassero almeno ad evitare i colpi più violenti.    

Con i suoi capelli rossi il giornalista australiano attirava l’attenzione dei dimostranti pro Mubarak, che gli hanno spaccato la telecamera affinché non si portasse via le prove di quello che stavano facendo. Ha trovato aiuto nei nostri amici, e quindi in casa nostra, e ancora il potere dei piccoli gesti per la preparazione del caffè sono riusciti a rompere la timidezza tra noi, sconosciuti prima che questa rivoluzione ci coinvolgesse tutti. Alla fine quegli scontri che non è riuscito a fotografare sono arrivati a domicilio…il nostro amico è tornato fasciato e spaventato, ma ancora con un pò di forza per raccontare all’attento straniero ciò che succedeva fuori. Prendersi cura l’uno dell’altro, e in particolare dei nostri rivoluzionari, dà un senso alle nostre giornate, e questo è uno dei motivi che mi spinge ad allontanare il pensiero di una partenza anticipata. Mi fa sentire bene preparare da mangiare a qualsiasi orario, lavare le ferite, distribuire quanti più vestiti possibile, preparare fiumi di tè. E questo non è per un insano spirito da crocerossina, ma perché mi fa sentire meno inutile in tutto ciò che mi circonda.    

Le ultime novità che ci arrivano da fuori ci parlano di una situazione più calma. I manifestanti anti Mubarak sono riusciti a fermare oltre 200 dimostranti della parte opposta, e hanno registrato le loro dichiarazioni, in cui confessano di essere ufficiali di polizia, attivisti del Partito Nazionale, o di essere stati assoldati per poche lire da alcuni membri del Parlamento per portare scompiglio nella manifestazione. Sono gli stessi che lo Stato ha pagato finora per fare in modo che le elezioni avessero il risultato desiderato e programmato dal presidente. Ma la storia sta cambiando.             

Riusciamo ancora a trovare un sorriso nelle ore della notte che si avvicina, e l’ottimismo non ci abbandona… domani la rivoluzione continua.    

3 FEBBRAIO 2011    

Pensavamo che finalmente avremmo potuto dormire dopo una giornata così intensa, e invece il telefono riprende a suonare alle 3 e mezza di notte. Stavolta è una nostra amica…l’esercito è andato a casa sua, e l’ha portata via, pare per fare dei controlli. Lei non sa dove siano diretti, e perché, e cosa vogliano. Siamo tutti senza fiato.    

Al mattino la nostra amica non risponde più al telefono. Brutto segno, le avranno fatto staccare il telefonino. I nostri sguardi sfuggenti cercano di nascondere la paura.    

Foto di Lucia Veronica Gustato

Ma V. non è stata l’unica ad essere portata via, pare che sia il destino di tutti gli stranieri che oggi sono al Cairo. Mi arrivano avvertimenti di stare attenta perché altre persone sono state portate via da casa, o prelevate in strada.   

Per tutta la giornata di oggi i canali televisivi locali hanno sparso la voce che questa rivoluzione sia stata istigata e fomentata dagli stranieri, e a questo punto ciò che posso pensare, con tristezza, è che gli egiziani abbiano denunciato gli stranieri del proprio quartiere.    

Sarà stata forse la tensione accumulata in questi giorni, o gli echi incessanti degli spari, o i racconti che continuano ad arrivarci, senza pietà per i nostri nervi già a pezzi. Fatto sta che oggi è stata la debolezza a prevalere, e abbiamo lasciato la “casa della resistenza”. Decidiamo di spostarci in un posto sicuro, continuando a ripeterci che sarà solo per un paio di giorni, finché le acque non si saranno calmate.    

E allora ce ne andiamo, con il cuore a pezzi e le lacrime agli occhi.    

Trovare un mezzo di trasporto è impossibile. Decidiamo di andare a piedi, e cerchiamo di scacciare i pensieri che ci fanno venire i brividi. Le strade ci presentano uno scenario di guerriglia, barricate e gente armata. Le mani dei ragazzi che ci accompagnano stringono le nostre, tremiamo tutti. Ma gli egiziani che sono di guardia alle barricate intorno alla piazza per evitare l’infiltrazione di poliziotti ci sorridono, sciogliendo un pò la tensione.    

Shadi, Reda, Mohammad, Omar, Medhat. I nostri angeli custodi. Un abbraccio prima di andare via. Si stringe il cuore.    

LUCIA VERONICA GUSTATO – Laureata in Letterature e Culture Comparate presso l’Università L’Orientale di Napoli