Diario di una Rivoluzione 4 – Arrivederci Masr

Posted on 11 Feb 2011


5 FEBBRAIO 2011

Le emozioni mi riempiono la testa, come le lacrime mi annebbiano gli occhi. Il Cairo passa sotto il mio sguardo, il Nilo, e i palazzi che conosco bene, e i volti delle persone. Il cuore batte forte, la mente sovraccarica di emozioni. 

Ieri è stata una giornata tranquilla, noi eravamo sereni, la nostra amica era stata liberata e stava bene, le persone che ci chiamavano dalla piazza ci parlavano di una manifestazione pacifica e organizzata. L’esercito impediva l’ingresso dei facinorosi pro Mubarak. 

Con i nuovi compagni d’avventura e di sventure abbiamo bevuto un bicchiere di whiskie, e le imitazioni di C. ci hanno alleggerito il cuore dai brutti pensieri. Ma le cattive notizie arrivano con il buio. Gli amici non rispondo al telefono. Inevitabile preoccupazione. Le nostre paure vengono confermate…tutto il gruppo è stato fermato e portato via dall’esercito. Non riusciamo a conoscere la dinamica dei fatti, ma quel poco che sappiamo ci basta. Freddo dentro, paura, rabbia, un senso di impotenza che ci logora. Si dorme pochissimo, e solo perchè il fisico non può reggere più. 

La decisione di stamattina è stata obbligata. Troppo rischioso sarebbe finanche tornare a casa per prendere i bagagli, che erano già pronti per ogni evenienza. Ci caricano in un’auto, ci portano in aeroporto. 

Non vogliamo partire prima di avere qualche notizia dai nostri amici, quindi posticipiamo il volo. Ma siamo qui, per tornare in Italia

Credo che sia senso di colpa il sentimento che prevale dentro di noi in questo momento. Non vogliamo scappare, vogliamo essere a casa per abbracciare i nostri amici quando verranno liberati, essere presenti come loro lo sono stati per noi. E continuare ad essere vicini a tutto ciò che succede, per testimoniare e rendere giustizia a questo popolo che non si piega, che ha mostrato a tutto il mondo coraggio e orgoglio. Ma sappiamo anche che restare significherebbe solo rischiare di essere arrestati a nostra volta, e creare problemi ai nostri amici, e far morire di crepacuore le nostre famiglie

Ti saluto Egitto, casa mia. Vi saluto amici, che siete stati la mia famiglia e molto di più. Grazie del calore del sole e della gente, che ha scaldato la mia vita.  Mi si spezza il cuore. Altre parole non ne ho per descrivere la tristezza e l’amarezza che ho dentro.

A presto, in sha’ Allah

 

6 FEBBRAIO 2011

Ieri sera è finalmente arrivata la telefonata che aspettavamo, tesi. Dopo 24 ore, un tempo infinito. Ascoltiamo i racconti a bocca aperta. In questi giorni abbiamo compreso davvero cosa significa vivere in un paese in cui vige lo stato di emergenza da circa 30 anni. L’esercito può venire a prenderti a casa, picchiarti e  frugare impunemente tra le tue cose, senza alcun rispetto per l’intimità e per il pudore. Può tenerti per 12 ore chiuso in una cella fredda, senza cibo e senza acqua. Può farti spogliare nuda per la perquisizione. Può insinuare che tu abbia preso parte a dei corsi per organizzare le rivolte. Può tartassarti di domande e illazioni. Può portarti chissà dove, con gli occhi bendati e le mani legate dietro la schiena, chiuso in una camionetta, e malmenarti nel tragitto. Può impossessarsi delle tue foto, dei tuoi documenti, e fotografarti come se fossi un criminale. Tutto questo è consentito, e nessuno può opporsi, perchè la legge marziale non ammette repliche

I ragazzi, dopotutto, stanno bene. Hanno anche ricevuto le scuse dei vicini e dell’esercito. Magra consolazione. Ma almeno sanno di poter tornare a casa tranquilli, almeno in quella zona non verranno più arrestati. 

Partiamo con il cuore più leggero, ma ancora troppe cose in testa. In fondo non ci abbandona l’idea che forse siamo in tempo per tornare al nostro Cairo, che forse la situazione si è sistemata. Ma i nostri amici, quelli che non ci lasciano mai, sono venuti in aeroporto per salutarci, per dirci di partire tranquilli che è meglio così. 

Gli crediamo, forse perchè in fondo siamo davvero stremati, ma soprattutto perchè sappiamo che tra non molto torneremo. Inevitabilmente.

 

LUCIA VERONICA GUSTATO – Laureata in Letterature e Culture Comparate presso l’Università L’Orientale di Napoli

 

Foto: Hossam el-Hamalawy