Il Cairo, tra frenesia metropolitana e fascino mediorientale

Posted on 25 Mag 2013


Con più di 20 milioni di abitanti, Il Cairo è la città più popolosa di tutto il continente africano. È una città affascinante e caotica, a metà tra Medio Oriente e Africa, che serba per chi la sa osservare mille sfaccettature; diverse città nello stesso perimetro.

Quando si pensa al Cairo, la mente rievoca immagini da Le Mille e una Notte: panorami di infinite dune, carovane, e rigogliose oasi con palme da dattero, moschee ed edifici decorati da preziosi arabeschi, uomini con turbanti e mercati ricolmi di oggetti esotici e spezie dall’odore pungente.

Quando però si atterra al Cairo e si esce dall’aeroporto, si può rimanere delusi. La prima impressione che si ha nel movimentato tragitto in taxi dall’aeroporto al centro della città è quella di una grande e caotica metropoli, con un piano urbanistico indecifrabile, edifici fatiscenti, strade trafficate e un concerto di clacson. Il panorama cambia decisamente quando ci si sposta da un quartiere ad un altro. Heliopolis è una zona residenziale fondata nel 1905, ed è considerato un quartiere benestante, che ospita anche il palazzo presidenziale. L’architettura qua è studiata in modo da coniugare estetica e funzionalità: facciate in stile persiano e interni in stile europeo. Non mancano in questo quartiere le zone di verde, e le strade sono larghe e spaziose.

Shubra invece è un quartiere povero, e uno tra i più popolosi del Cairo. Qua il colore che prevale è il color sabbia dei mattoni di fango delle case non intonacate e fatiscenti. Il degrado è palpabile, le strade strette e sporche, il traffico incontrollabile e continuo.
C’è poi Zamalek, un isolotto nel mezzo del Nilo che è uno dei quartieri più in della città, con i suoi palazzoni, i bar notturni, i tavolini all’aperto, e un ristorante sempre nuovo che attira i giovani egiziani e la comunità expat. Dall’alto, la città è un’enorme distesa di tetti e parabole satellitari, tagliata a metà dal maestoso fiume Nilo. Nel suo insieme, Il Cairo è una città frenetica che non dorme mai. Una metropoli a tutti gli effetti.

L’altro volto del Cairo è quello di città mediorientale. Nella frenesia metropolitana, in questa Cairo il tempo trascorre più lento. I suq (mercati) sono colmi di verdure e frutti di stagione come mango, datteri e banane, ma anche caffè, spezie e souvenir orientali con prezzi rigorosamente contrattabili. Donne con tuniche ricamate e veli islamici, e uomini con tuniche bianche e turbanti. Poi, c’è l’architettura islamica a ricordarci che siamo in Medio Oriente. È questo il caso della zona di El Hussein, senza dubbio una delle più suggestive. Innanzitutto c’è il bazar di Khan el Khalili, con le sue bancarelle e caffetterie, la più famosa delle quali è la vecchia ma sempre affascinante Fishawy, posto ideale per godersi un tè alla menta e fumare narghilè, circondati venditori ambulanti e turisti. La zona di El Hussein è nota anche per la presenza della moschea di Al Azhar, la più importante ed influente nei paesi musulmani, che tutti possono visitare. A pochi passi da questa favolosa moschea si tiene ogni mercoledì e sabato uno spettacolo di  danza sufista (i famosi dervisci rotanti), esperienza mistica di colori accesi e movimenti ipnotici. Spettacolare anche la cittadella, locata su una collina e con una vista mozzafiato sulla città, che ospita la famosa moschea di Mohamed Ali. È anche la Cairo del Nilo, di interminabili tramonti e felucche che danzano leggere sul fiume.

Infine, la Cairo faraonica. Quella che più di ogni altra Cairo è impressa nell’immaginario collettivo, e attrae viaggiatori dai quattro angoli del mondo. È la città, innanzitutto, delle tre piramidi più famose, quelle di Giza, una delle quali – la piramide di Cheope – è l’unica delle 7 meraviglie del mondo ad essere arrivata ai nostri giorni. Vi sono poi le piramidi di Dashur e Sakkara più a sud, e le rovine dell’antica città di Memphis. Inoltre, sparsi per la città, una miriade di statue ed obelischi. E ovviamente, la fornitissima collezione di reperti faraonici che è possibile ammirare nel Museo Egizio nel cuore della città.

Ma da circa due anni a questa parte c’è un altro volto del Cairo; quello della Cairo rivoluzionaria di piazza Tahrir, dei 18 giorni in piazza fino alle dimissioni dell’ex presidente Hosni Mubarak. Una piazza doppiamente simbolica. Oltre ad essere diventata uno dei simboli delle rivolte che hanno preso piede in diversi paesi arabi, porta anche un nome importante: Tahrir vuol dire liberazione, e prende il nome in memoria della rivoluzione del 1919, che portò al termine dell’occupazione britannica nel paese. Intorno a lei, altre strade sono rimaste impresse per le gli scontri tra polizia e manifestanti, purtroppo non senza spargimenti di sangue e martiri. Tra le principali, via Mohamed Mahmoud e il ponte Asr el Nil. I graffiti, i muri innalzati con la pretesa di garantire la sicurezza, i volti dei martiri ovunque, che ancora oggi ci ricordano dell’ennesima volta in cui l’Egitto ha fatto storia.


SIMONA CAMPIDANO si è laureata in Lingue e Comunicazione dall’Università di Cagliari con una tesi in “Apprendimento/insegnamento dell’arabo come lingua seconda” e sta frequentando un master in Near and Middle Eastern Studies alla School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra. Ha vissuto al Cairo per 4 anni per approfondire lo studio della lingua araba e in precedenza  ha vissuto in Siria, Spagna e Inghilterra.