Incontrare gli africani in Italia: intervista ad Alfredo Sambu della Guinea-Bissau

Posted on 19 Ott 2010


Alfredo Sambu è nato a Begene, in Guinea-Bissau, il 2 aprile del 1975. Ha compiuto i primi studi a Begene, poi a Bissau, dove ha conseguito il diploma di maturità. All’età di 19 anni arriva in Italia, dove – non essendo riconosciuta la maturità guineana – è costretto a ripetere due anni del liceo scientifico per poi conseguire la maturità italiana.

Si iscrive alla facoltà di Farmacia a Padova nell’anno accademico 1997/98, e, superati i primi esami, aderisce al progetto Erasmus che lo porta in Francia. Si laurea in Farmacia presso l’Università di Padova nel 2003 e nello stesso anno comincia a lavorare in una farmacia a Verona.

Nel 2008 crea insieme ad altri compagni del suo Paese l’associazione Asequagui (Associação dos Estudantes e Quadros Guineenses em Itália) la cui finalità è la promozione di iniziative di utilità sociale (soprattutto nell’ambito dell’istruzione e della sanità) che favoriscano lo sviluppo della popolazione guineana. Attraverso diverse attività di tipo culturale (convegni, conferenze, dibattiti, seminari, proiezione di film e documentari, lezioni), attività di formazione (corsi, gruppi di studio, ricerca) e attività editoriale (pubblicazione di atti di convegni, di seminari e di studi), l’ASEQUAGUI si propone di contribuire alla diffusione della storia e della cultura guineane in Italia e viceversa, alla conoscenza della realtà storica e culturale dell’Italia in Guinea-Bissau.


D – Alfredo, dove sei nato e quali ricordi porti della tua terra natale?

A.S. – Sono nato a Begene, in Guinea Bissau, trentacinque anni fa. I ricordi della mia terra natale sono tutti molto nitidi. Per questo ho pensato insieme ad altri connazionali di creare Asequagui. Della mia infanzia ricordo meglio i momenti legati alla scuola. Ho cominciato a studiare tardi, a nove anni. Il mio villaggio circa dieci chilometri dalla cittadina dove c’è la scuola più vicina. Ci volevano le gambe per arrivare così lontano. La scuola è arrivata quando le gambe mi hanno portato fin là. E grazie ai miei genitori: mi permettevano di andare da solo, anche se c’erano tante cose da fare a casa. I miei genitori andavano controcorrente. In un villaggio con 400 famiglie eravamo in pochi ad andare a scuola e, addirittura, gli ultimi due ani della scuola elementare ero l’unico. Ricordo che una sera, tornando dalla scuola, mi sono infortunato. Avevo il piede gonfio e un ragazzo del paese che tornava dal lavoro mi ha caricato sulle spalle e mi ha portato così per tutta quella lunghissima strada, fino a casa.
Grazie alla buona inclinazione dei miei genitori hanno studiato anche il mio fratello maggiore Agostinho, e il minore, Duarte.

D – Perché la scelta di venire in Italia e perché proprio Verona?

A.S. – Sono arrivato a Verona perché il primo vescovo della Guinea Bissau, don Settimio Arturo Ferrazeta, era veronese, originario di Selva di Progno. Lui ha aperto un canale di sostegno per i giovani studenti del mio paese. Ha radunato persone sensibili e li ha motivati ad aprire un canale verso la Guinea che fosse foriero di scambi culturali, educativi e di avvio al lavoro.

D – Com’è nata l’idea di creare quest’associazione? Quali sono le sue finalità?

A.S. – L’idea di creare Asequagui è nata qualche anno fa quando la comunità guineana a Verona si è consolidata. Sono aumentati gli studenti e i laureati. Mancavano un coordinamento e un centro di informazione che aiutasse i laureati a scambiare conoscenze ed esperienze utili agli altri connazionali. Pensavo fosse inutile dopo gli studi chiudersi in se stessi, cercare di “italianizzarsi”. Meglio sostenere i compagni, insieme, in un’associazione libera e multiculturale, aperta a chiunque voglia appoggiarne lo statuto e sposarne le finalità. Asequagui organizza periodicamente conferenze, patrocina convegni, è presente alle rassegne cinematografiche (come quella ben nota del Cinema Africano di Verona) e alle riunioni importanti per il futuro dei nostri connazionali. Partecipa alle attività culturali organizzate nel territorio per far conoscere agli amici italiani la realtà del nostro Paese. Questo avviene anche sotto forma di serate di festa, con scambi di conoscenze gastronomiche, balli tipici della nostra Terra, e tanti altri momenti che possono unire i popoli presenti. Nello stile africano, le nostre riunioni sono popolate da bambini, grandi e piccini. Ma questo coinvolge anche i gruppi di altre nazionalità che comprendono ben presto il nostro linguaggio festoso.

D – Quali sono le prospettive per il futuro dell’ASEQUAGUI?

A.S. – Le prospettive per Asequagui sono di divenire un veicolo di integrazione di una comunità ormai consolidata, che vive e lavora in questo Paese, senza rinunciare alla propria identità, lingua e cultura. La specializzazione ottenuta attraverso lo studio e la buona volontà possono permettere di arrivare ad una situazione lavorativa stabile. Chi ha questa fortuna può aiutare gli altri a fare piccoli passi in questa direzione. In Italia esistono persone e organizzazioni sensibili e dedite allo studio della storia e del popolo africano. Così ad esempio la mia situazione lavorativa si è stabilizzata quando ho incontrato un farmacista, Paolo Delaini, che lavora all’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, sezione Emilia Romagna, e che ha considerato una vera fortuna la prospettiva di lavorare in un ambiente multiculturale con un farmacista guineano.

D – Pensi ad un ritorno in Guinea-Bissau, un giorno?

A.S. – Penso che questo dovrebbe essere il desiderio di ogni guineano della diaspora. Sì, penso di ritornare un giorno nel Paese che mi ha visto nascere e crescere, per offrire ai guineani servizi basati su esperienza, competenza e soprattutto professionalità – dando così il mio contributo per migliorare la qualità della vita e dei servizi. Non che non mi senta utile in un paese sviluppato come l’Italia, ma sono più utile in un Paese bisognoso come la Guinea-Bissau. Solo ritornando mi sentirei realizzato….

PATRICIA GOMES, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna

 

Link: ASEQUAGUI