Jatropha: maledizione o benedizione?

Posted on 30 Mar 2012


 

Leggendo i giornali e ascoltando la televisione ci si rende conto di quanto stia crescendo l’attenzione verso le cosidette nuove fonti energetiche, i famigerati biocarburanti.

Ma cosa sono i biocarburanti? I biocarburanti sono combustibili usati per produrre la cosidetta bioenergia, e i più noti sono i biocarburanti liquidi, perchè più rilevanti per quanto concerne lo sviluppo economico e la partecipazione all’economia mondiale, avendo un valore commerciale più alto rispetto agli altri biocombustibili, e perché sono usati come alternative ai combustibili fossili, soprattutto nel campo dei trasporti. Negli ultimi anni si registra una rapida crescita del settore dei biocarburanti, con un forte aumento degli investimenti e la crescita del mercato internazionale, salutando spesso con entusiasmo le (quasi) infinite possibilità nel settore per le regioni marginali, in particolare, dell’Africa.

Ma il più delle volte viene trascurato (o omesso) un aspetto importante legato alla loro produzione: le conseguenze economiche e sociali per le regioni produttrici. Lo sviluppo di colture energetiche e l’industria dei biocarburanti potrebbe, in effetti, presentare grandi opportunità per lo sviluppo rurale, in termini di approvvigionamento energetico per i poveri, l’intensificazione dell’agricoltura, riduzione della pressione sulle risorse forestali e miglioramento della salute. Ma investire in biocarburanti solleva  forti preoccupazioni in termini di scarsità d’acqua, concorrenza con la produzione di colture alimentari, potenziale aumento dei prezzi alimentari e dei sistemi di sfruttamento agricolo che potrebbe by-passare i piccoli agricoltori.

Quindi una scelta inadeguata di colture di biocarburanti potrebbe causare conflitti sociali e dipendenza economica. Alcune recenti ricerche pongono l’accento su questo aspetto e si pongono il problema delle conseguenze sulla società africana, soprattutto in merito all’uso come materia prima della famigerata jatropha.

Perchè la jatropha? Perchè è una delle colture più ‘finanziate’ e spinte in Africa, anche se è risultata essere di gran lunga la coltura meno adatta in molte regioni marginali africane, sia per considerazioni di carattere economico (fase molto precoce di addomesticamento, mancanza di solide conoscenze agronomiche, basse rese e costi elevati di produzione), sia per preoccupazioni ambientali e sociali (tossicità, potenziale per diventare una specie invasiva e un vettore per alcune malattie della manioca).

Un’altra grave preoccupazione per la scelta della jatropha è la dipendenza da forze economiche esterne: la maggior parte delle aziende coinvolte nel mercato della jatropha sono europee, americane o asiatiche. In questo contesto ai paesi africani potrebbe essere lasciato il solito ruolo di produttore e esportatore di un raccolto non-commestibile. I gravi rischi associati a questo ruolo sono ben documentati nel recente passato africano, dove molti stati fecero affidamento sulle esportazioni di colture non commestibili come il cotone soffrendo le conseguenze catastrofiche del crollo dei prezzi sul mercato internazionale.

Considerando questi fattori, l’inaffidabilità del mercato e la concorrenza con le colture alimentari nelle terre arabili, possiamo concludere che gli investimenti a lungo termine per la jatropha pongono rischi molto elevati, con costi potenzialmente insostenibili per gli agricoltori africani. A livello politico, delle misure urgenti dovrebbero essere attuate per garantire che ragioni più sensate determinino la scelta della jatropha o di qualsiasi altra materia prima per lo sviluppo dei biocarburanti.

Le direttive politiche non dovrebbero solo guardare allo sviluppo dei biocarburanti come una questione legata all’energia, ma dovrebbero anche prendere in considerazione i problemi legati all’agricoltura, alla sicurezza alimentare e al sostentamento locale. Ci si dovrebbe rendere conto della posizione vulnerabile dei contadini di fronte alle società di biocarburanti e affrontarli in modo da evitare critiche, insoddisfazione e conflitti.

ISABELLA SOI, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna