La nuova Tunisia e le donne

Posted on 28 Ago 2012


A un anno e mezzo di distanza dalla Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia – e a quasi un anno dall’insediamento del governo di Hamadi Jebali, segretario del partito islamista moderato Enhada– la situazione non è molto rosea per le donne.

I regimi di Burghiba prima e Ben Ali poi, si erano infatti distinti per una tutela dei diritti delle donne relativamente avanzata, la più egualitaria in tutto il mondo arabo. Il “Codice sullo Statuto Personale” (CSP), approvato nel 1956, aveva abolito la poligamia, innalzato l’età minima per il matrimonio a 18 anni per entrambi i sessi, eliminato il ripudio unilaterale e istituito il divorzio, oltre che concesso il diritto di voto alle donne. Veniva promosso inoltre l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro da parte delle donne, favorito anche dall’istituzione di servizi di pianificazione familiare (l’aborto è stato legalizzato nel 1965, diciott’anni prima che in Italia). Sicuramente queste misure avevano anche una forte componente propagandistica, e i loro effetti erano poco sentiti al di fuori delle fasce medio-alte e urbanizzate della popolazione. 

Se la Rivoluzione dei Gelsomini ha visto anche una forte componente femminile – una su tutte la blogger Leena Ben Mhenni, di cui vi abbiamo già parlato su queste pagine – il “nuovo corso” della Tunisia è per il momento piuttosto deludente in tema di parità dei sessi (e non solo, visti alcuni risvolti autoritari).

L’ultima mossa è stata la proposta del partito maggioritario Enhada di inserire nella nuova Costituzione, in via di stesura, un passaggio che definirebbe la donna “complementare” all’uomo, e non più pari a lui. Quel che è peggio, è che la nozione di complementarità sarebbe a senso unico, ossia l’uomo non sarebbe a sua volta complementare alla donna. Insomma, solo l’uomo sarebbe cittadino a pieno titolo, mentre la donna sarebbe “definita” solo in funzione dell’uomo.

Nelle ultime settimane vi sono state delle manifestazioni e delle prese di posizione contro questo progetto. Anche dall’Italia, si può esprimere il proprio dissenso firmando  questa petizione (in francese) contro l’articolo sulla complementarità, che sarà inviata all’Assemblea Costituente Tunisina, e invitare i vostri contatti a fare altrettanto. Manca poco per raggiungere il traguardo delle 30.000 firme!

ANNALISA ADDIS, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna


Per approfondire: CIIP | A Tunisian Girl | Slate Afrique