Politica algerina: un nuovo ruolo per le donne?

Posted on 27 Ott 2011


Per evitare che l’esempio dei Paesi vicini incentivasse i cittadini algerini a ribellarsi contro il Governo, in estate, il Presidente Abdelaziz Bouteflika ha annunciato un pacchetto di riforme volto a attivare un processo di cambiamento interno. Tra le misure più importanti, il piano prevede l’adozione di un sistema elettorale più trasparente; l’allargamento a nuovi partiti; il divieto di formazioni politiche di carattere religioso; il maggiore decentramento dei poteri; una più ampia libertà di informazione politica. Particolare attenzione merita la decisione di aumentare la partecipazione femminile nelle assemblee elette e di sostenere l’iscrizione di donne con il ruolo di capofila delle liste elettorali (misura che, tra l’altro, ha già adottato la Tunisia).

Questa scelta è stata tradotta in una bozza di legge, approvata dal Governo in agosto, che impone la presenza di una quota rosa minima del 33% nelle liste elettorali. Il disegno di legge stabilisce che “le liste per le elezioni legislative, regionali e amministrative per i comuni con oltre 20 mila abitanti destinino alle donne una parte dei posti non inferiore ad un terzo” del totale, con annullamento delle liste in caso di mancato rispetto di tali indicazioni. Il decreto consentirebbe, quindi, un notevole aumento delle quote attualmente destinate alle donne (nell’Assemblea Nazionale le donne sono il 7,7% dei deputati, in Senato meno del 5%. Inoltre, su 1541 presidenti di Assemblea Comunale, solo 3 sono donne, mentre, una sola presidenza femminile si riscontra per quanto riguarda le 48 Assemblee Regionali).

Qualche giorno fa, il Ministro della Giustizia  Tayeb Belaiz ha ribadito le posizioni del Governo in merito alla questione e ha rifiutato la proposta, avanzata dalla Commissione Affari Giuridici del Parlamento, di abbassare le quote rosa al 20 per cento.
Secondo il Ministro, “le donne non vogliono più fare solo le parrucchiere e vendere dolci. Non accettano più di stare al pianterreno, ma vogliono accedere ai piani alti“.

La proposta del Governo ha però scatenato divisione e confusione tra i partiti per quanto riguarda l’interpretazione della legge. Secondo il FLN (Fronte di Liberazione Nazionale), il processo di coinvolgimento delle donne deve iniziare a livello locale, nelle assemblee comunali, e gradualmente arrivare all’Assemblea Nazionale. Il partito di ispirazione islamica, il MSP (Movimento per la Società e la Pace), ha assunto invece una posizione di pregiudizio rispetto al coinvolgimento femminile considerandolo poco idoneo alla carica di rappresentanza nelle assemblee e non conforme alla realtà sociale del Paese. Altri partiti, come il RDN (Raggruppamento Nazionale Democratico), invece, hanno assunto posizione favorevole nei confronti del disegno di legge che consentirebbe una maggiore partecipazione femminile alla vita politica del Paese.

Il voto per l’approvazione della legge è previsto per il prossimo 3 novembre.

MARCELLA TRAMATZU, CSAS Centro Studi Africani in Sardegna


FONTI: www.ansamed.it; www.notiziegeopolitiche.it; www.panorama.it; www.agenzianova.it