Stato, razzismo e cittadinanza in Sudan dopo l’indipendenza del Sud

Posted on 28 Ott 2011


Il 9 luglio 2011, il Sud Sudan è diventato ufficialmente uno stato indipendente, coronando un processo di pace cominciato nel 2005 con il CPA – Comprehensive Peace Agreement – e culminato con il referendum organizzato nel gennaio 2011, in cui il 99,98% dei sud sudanesi hanno votato per l’indipendenza dal Sudan.

La guerra civile in Sudan è stata la più lunga nella storia moderna del continente. Gruppi di guerriglia si formarono in Sud Sudan addirittura prima che l’indipendenza fosse dichiarata nel 1956. Solo nella sua seconda fase, dal 1983 al 2005, si stima che abbia provocato due milioni di morti e quattro milioni di rifugiati. Sebbene ci siano state vittime e conseguenze terribili in entrambi i campi, la guerra civile ha avuto un impatto diretto devastante nel Sud, bloccando ogni forma di sviluppo economico e sociale, e portando sofferenze sociali, mentali ed ecologiche difficili da immaginare. [1] Per questo, la cerimonia che si è tenuta il 9 luglio nella capitale del nuovo stato, Giuba, e che è stata trasmessa da tutti i canali sudanesi, è stata caratterizzata da un’atmosfera di euforia e di commozione tangibile e vivissima.

Questo entusiasmo contrastava fortemente con l’atmosfera cupa che si respirava a Khartoum. Il giorno dell’indipendenza le strade erano deserte, la gente era chiusa in casa, e circolavano notizie su possibili tumulti. Pochi nord sudanesi condividevano la gioia del Sud, non tanto perché ritenessero che le domande del Sud fossero ingiuste, ma perché un pezzo di loro stessi e della loro storia se ne era andato. La gente del Sud era più che giustificata a volere l’indipendenza dopo tanti anni di guerra, e la frustrazione e la rabbia non erano rivolte contro di loro, ma contro il governo, per non aver fatto nulla per convincere il Sud a rimanere unito, secondo le linee guida suggerite del CPA, nel periodo fra il 2005 e il 2011. Tuttavia, molti pensavano che se i loro “fratelli” del Sud avevano deciso di affrancarsi dal Nord, non si poteva fare altro che rispettare la loro scelta. Allo stesso modo, si pensava che uno dei vantaggi della separazione era che ora i sud sudanesi potevano finalmente “tornare a casa”. Questo discorso, seppur pensato nelle migliori intenzioni, è uno dei tanti indici rivelatori dell‘ambigua relazione fra nord e sud.

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ELENA VEZZADINI, attualmente ricercatrice in post-dottorato all’EHESS – Parigi


[1]    Vi sono stati ad esempio vari studi su una vera e propria epidemia di malattie mentali in Sud Sudan dovute a traumi da stress. Vedi ad esempio Roberts et al 2009.