“Un giorno vivrò anch’io” di Yolande Mukagasana

Posted on 17 Lug 2012


Scrivo queste cose per chi vuole conoscere ed è pronto a lottare” è una delle prime e più significative frasi del libro Un giorno vivrò anch’io. Il genocidio del Rwanda raccontato ai giovani (Edizioni la meridiana, collana Paesaggi 2011), nel quale l’autrice Yolande Mukagasana racconta la sua personale esperienza ma anche quella del suo paese, il Rwanda. Yolande è rwandese, nata nel 1954, quindi, testimone involontaria dell’intera storia del paese dall’indipendenza al genocidio del 1994 durante il quale i suoi tre figli e il marito furono uccisi nella prima di quelle tragiche 12 settimane che sconvolsero lo stato africano – ma non abbastanza il resto del mondo.

Nel libro il genocidio viene raccontato semplicemente, in poche pagine, dall’interno, da chi l’ha vissuto in prima persona, spiegandone i meccanismi e la genesi, con le parole dirette e semplici di chi si è trovato suo malgrado coinvolto. Le ragioni di quei tragici 100 giorni sono da ricercarsi nella storia del paese, nella manipolazione della sua società e del suo popolo, nella cattiva educazione dei suoi ragazzi, un’educazione all’odio che ha portato il paese alle note conseguenze – “si sa che una cattiva educazione rovina i ragazzi più della droga”. E proprio dalla consapevolezza di questa cattiva educazione nasce l’esigenza di Yolande Mukagasana di scrivere questo breve, intenso e importante libro, una tragica esperienza di vita con lo scopo (dichiarato in più pagine) di aiutare gli altri a conoscere, a imparare, a non ripetere gli errori – come avvenne per la shoa anche se, si è visto, non è bastato, ma ciò non significa che non valga la pena continuare a parlarne, raccontare i fatti, cercare di insegnare a non odiare.

Il libro non spiega il genocidio, non regala alibi, non offre scorciatoie e non crea ‘santi’, anche se sottolinea come durante quei giorni ci siano state tante normali persone coraggiose che, in fondo, riscattano la storia di quei tre mesi e del piccolo stato che è stato teatro dell’orrore, come l’anziana contadina hutu Zura Karuhimbi riconosciuta Giusta del Giardino dei Giusti di Padova, premiata dal governo rwandese per le sue azioni e per la quale venne anche chiesta la candidatura al premio Nobel per la pace, insieme alla stessa Yolande Mukagasana e all’italiano Pierantonio Costa – protagonisti della campagna Nobel per i Giusti del Rwanda.

ISABELLA SOI, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna

Yolande Mukagasana ha pubblicato altri due libri con Edizioni la meridiana, La morte non mi ha voluta (1998) e Le ferite del silenzio (2008).