Una diga li seppellirà?

Posted on 14 Giu 2010


Si chiama Gibe III e probabilmente ne avete già sentito parlare.

È destinata a diventare la più grande diga africana; sorgerà in Etiopia, nella bassa Valle dell’Omo, mutando la portata del fiume omonimo, principale affluente del Lago Turkana (Kenia).

Gli impatti previsti sono a dir poco nefasti, tanto sotto l’ambito naturalistico ed ecologico quanto sotto quello sociale.

I lavori sono partiti da tempo ma il governo etiopico ha bisogno di fondi che, probabilmente, riuscirà a reperire tra Banca Mondiale, Governo del Kenia, Banca Africana per lo Sviluppo e compagnia danzante.

Tutto ciò nonostante le numerose violazioni che hanno accompagnato l’implementazione del progetto: il governo etiope sta facendo in modo di soffocare ogni forma di dissenso interno. Del resto, le popolazioni coinvolte – che vanno incontro, fondamentalmente, all’estinzione – sono tenute all’oscuro dei progetti governativi, non sono in grado di esporsi né di ricevere informazioni indipendenti sul progetto.

Per questo motivo, Survival, un’organizzazione attiva dal 1969 a sostegno dei popoli tribali di ogni continente attraverso campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica e presente in oltre 80 Paesi, ha lanciato una petizione che chiede al governo etiope di:

  • sospendere la costruzione della diga Gibe III fino a quando i popoli colpiti dal progetto non avrann o espresso il loro libero, preventivo e informato consenso;
  • lasciar ricostituire le associazioni sciolte nel 2009 e revocare il decreto 621/2009 che impedisce a molti enti di lavorare nel campo dei diritti umani;
  • riconoscere alle tribù dell’Omo i diritti collettivi alla proprietà della terra così come sancito dalla legge internazionale (la Convenzione ILO169 e la Dichiarazione ONU sui popoli indigeni).

Allo stesso modo, Survival chiede alla Banca Africa di Sviluppo, alla Banca Europea per gli Investimenti, alla Banca Mondiale, al Governo Italiano e al Governo del Kenya di non fornire alcun sostegno economico e politico all’avanzamento del progetto.

La petizione ha già raccolto numerosi consensi e raggiunto grande visibilità.

Potete saperne di più, consultando la ricchissima documentazione proposta nel sito di Survival.

Non dimenticare di firmare la petizione!

MICHELE CARBONI, CSAS – Centro Studi Africani in Sardegna

Fonte e foto: Survival | Marco Trovato/Survival | Salini